La frase "il pedone ha sempre ragione" si sente spesso nelle autoscuole e indica un principio di tutela sacrosanto per chi rischia maggiormente la vita in caso di incidente, circolando a piedi senza alcuna protezione. Ma è davvero sempre così?

Quasi. Per la legge, in caso di incidente tra il guidatore di un veicolo senza guida di rotaie (auto, moto...) e un pedone, spetta al guidatore provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno prodotto. Nonostante il Codice della Strada sia ben chiaro nell'enunciare regole precise per il pedone che transita in strada (strisce, attraversamenti pedonali segnalati, marciapiedi), difficilmente non vengono concessi risarcimenti al pedone in caso di incidente, dato che il guidatore di un veicolo è tenuto ad osservare molte più norme stringenti legate alla velocità, alla distanza di sicurezza e ad un comportamento consono all'attraversamento di centri abitati.

Tuttavia, in passato vi sono stati casi nei quali la colpa di un sinistro sia stata attribuita interamente o parzialmente a un pedone particolarmente imprudente. Ad esempio, in un caso di attraversamento di una superstrada in tarda serata da parte di un pedone fermo tra due corsie (subito dopo un dosso), la responsabilità del conseguente impatto con un'autovettura in fase di sorpasso è stata attribuita dalla Corte di Cassazione Civile (sez. III, 29 settembre 2006, n. 21249) interamente al comportamento sconsiderato del pedone, benché l'incidente ne abbia purtroppo causato il decesso.

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